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Shrapnel Dopo aver fondato A.Rea. 21 insieme a NO1 e LH3CT, Shrapnel ha svolto il lavoro di mantenimento del sito fino alla chiusura dello stesso e ne ha poi curato la riapertura. Ha scritto su Super Console, Mega Console, Videogiochi e PSM, ha gestito per due anni e mezzo un negozio di videogiochi e ha lavorato come game designer e sceneggiatore su uno sparatutto per PC intitolato Steel Saviour. Ha inoltre scritto per un paio di riviste cartacee dedicate agli utenti iOS e macOS.

Atari 800
Karateka
Brøderbund | Jordan Mechner | Robert Cook
08 12 2006

Primo grande successo di un allora semisconosciuto Jordan Mechner, nonché primo titolo a sfruttare la tecnologia grafica (realizzata dallo stesso Mechner) che avrebbe poi reso famoso Prince of Persia, Karateka rappresenta al giorno d'oggi una facile occasione per rimanere delusi. Da un prodotto così importante, tanto per l'avvio della carriera del suo ideatore quanto per la tecnologia tenuta a battesimo, ci si potrebbero infatti aspettare grandi cose, sia dal punto di vista tecnico che da quello del 'gameplay'. E invece, fatta eccezione per le accuratissime animazioni (accuratissime per il 1985, s'intende, ma comunque visibilmente portatrici del seme che sarebbe poi sbocciato con Prince of Persia), Karateka non brilla per la realizzazione audiovisiva sull'Atari 800 e presenta un set di controlli che richiedono indubbiamente un minimo di apprendistato per poter essere padroneggiati pienamente. La colpa, in questo caso, è da attribuire principalmente a una certa lentezza nella risposta ai comandi, sfortunatamente introdotta in fase di conversione dall'originale per Apple II all'adattamento per le macchine Atari. Il gioco può inoltre sembrare estremamente lineare e, pur presentando un paio di sorprese effettivamente imprevedibili, è fondamentalmente riconducibile alla classica progressione verso il cattivone di turno - progressione costellata di scontri con gli scagnozzi del malfattore in questione, ovviamente.

Non è in questi fattori, però, che bisogna andare a cercare la grandezza di Karateka, provvidenzialmente mantenuta intatta da Robert Cook sull'Atari 800 a dispetto dei piccoli intoppi grafici e tecnici citati in precedenza. L'avventura orientaleggiante di Mechner ha infatti avuto il merito di mescolare per la prima volta in maniera 'sensata' ed efficace le tecniche narrative del cinema e l'azione propria dei videogiochi, per un risultato finale coinvolgente come pochi altri all'epoca. La partecipazione emotiva del giocatore viene spinta verso vette mai toccate prima dell'uscita di Karateka dalle scene di intermezzo che donano spessore ai personaggi, dai tagli nelle inquadrature, dai movimenti della telecamera virtuale e da tutta una serie di piccoli accorgimenti che vanno ben al di là di quanto era stato fatto in termini di immersione in una storia nei giochi per computer, console e hardware da sala.

Ecco allora che l'iniziale delusione scompare come neve al sole, grazie anche a una gradevolezza di fondo ampiamente capace di compensare la linearità del gioco e all'innovativa gestione dei combattimenti. Al fine di rafforzare il feeling cinematografico della produzione, infatti, gli scambi di pugni e calci non sono basati sul semplice 'button mashing' che andava per la maggiore, bensì sull'utilizzo ragionato dei colpi a disposizione, sul mantenimento delle giuste distanze dall'avversario e sull'alternanza tra assalti e tempi di recupero. Ne deriva un'esperienza estremamente godibile e tuttora più che meritevole di essere affrontata nella sua interezza, se non addirittura più volte, anche soltanto per assistere a entrambi i finali disponibili.

[Shrapnel]


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