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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Saturn
Virtual Hydlide
Sega | T&E Soft | Tokihiro Naitoh | Kentaro Nishiwaki | Shinsuke Miyamoto | Hideaki Kazaoka | Katsuya Mizuta | Kazuhiko Ogawa
22 01 2023

Ogni tanto corre l'obbligo di parlare di sciagure, o meglio, di giochi sciagurati. Perché pensiamo che esistano ancora parametri oggettivi di decenza da non oltrepassare e che occorra mettere in guardia chi sta per spendere qualche spicciolo di troppo, anche sul mercato dei giochi vintage. E allora affrontiamo (e non è un modo di dire) questo Virtual Hydlide: impresa non da poco che avevo già intrapreso circa venticinque anni fa e di cui conservo un ricordo allucinante.

Allucinante nel senso che tutta l'esperienza aveva avuto i tratti confusi e disturbanti di una allucinazione. In realtà la confusione, allora, era dovuta anche al fatto che, preso dal desiderio di trovare qualcosa di decente per il mio appena uscito Saturn Sega (era il 1995, proprio agli inizi) mi ero appropriato di una copia giapponese del gioco T&E Soft, con istruzioni ovviamente in lingua originale. Ma anche oggi, in presenza di una versione più comprensibile, non è che la situazione sia cambiata. Anzi, la caduta dell'ostacolo linguistico annulla anche qualsiasi alibi, con un gameplay ormai non più misterioso ma evidentemente malformato.

È un classico caso di idea magnifica realizzata in modo terribile. L'idea era quella di prendere la struttura di un gioco di ruolo, con combattimenti in diretta e inquadratura in terza persona, e applicarla a un generatore automatico di mondi in grado di rendere ogni avventura diversa dall'altra. Questo in teoria, perché alla faccia dei quaranta miliardi e più (!) di mondi ricostruibili dal motore grafico in questione, in realtà la situazione non cambia poi tanto tra un tentativo e un altro di salvataggio della solita principessa (tanto per distinguersi una principessa è stata rapita da uno stregone malvagio o qualcosa di simile).

Spunto ripreso da centomila titoli analoghi, ma comunque in linea anche con i precedenti episodi della serie T&E Soft. Perché, sembra impossibile, ma questo Virtual Hydlide aveva un suo bel pedigree (e ancora più a sorpresa questi giochi hanno una schiera di fan affezionati alla storia di questo luogo di favola chiamato Hydlide). Storia che, per quanto ne so io, era cominciata sul vecchissimo PC-88 ed era continuata sul Nintendo a 8 bit per passare poi sul Mega Drive. Alcuni degli aspetti più originali dei vecchi episodi si ritrovano qui: per esempio il caratteristico controllo del peso, a causa del quale il protagonista, già un poco ciccio di per sé, si muove sempre più lentamente a seconda del carico che si porta dietro, armi e bagagli inclusi.

Ma a dire la verità il nostro eroe non è che si muova molto bene in generale. La fluidità con cui il paesaggio e gli ambienti scorrono intorno a lui è da incubo (10 frame al secondo, forse), con danni devastanti per le animazioni e per chiunque soffra di 'motion sickness', mentre la risposta ai comandi resta affidata alla divina provvidenza. Non che sia così importante, perché i combattimenti si rivelano solo una formalità più o meno prolungata, senza troppe tattiche o strategie da mettere in atto, contro avversari che spesso sembrano e si comportano come ammassi di pixel poco reattivi. Solo i boss che si affrontano nelle varie 'location' offrono una sfida concreta, ma nemmeno tanto. E a proposito di ambientazioni di base, cioè quelle che si incontrano regolarmente in tutti i mondi disponibili, non sono più di una decina e variano a ogni ripresa solo nel disegno delle loro mappe, con elementi grafici che restano immutati, anche nel terribile dettaglio. Il che spiega il perché della scarsa varietà dei quaranta miliardi di mondi (e la longevità compromessa).

Il bello è che nonostante tutto (e pure per motivi sbagliati, come per esempio la confusione grafica aggravata da una nebbia da record padano) le potenzialità del gioco si intuiscono ancora, con un'atmosfera di mistero (anche perché l'uniformità del territorio riesce a disorientare chiunque) che continua ad aleggiare alla faccia di tutti i difetti. Tanto più che l'illusione viene alimentata da un assortimento di oggetti abbastanza ricco e da una colonna sonora a tratti ispirata, con momenti musicali degni di miglior causa. Ma a schiantare qualsiasi velleità residua ci pensano poi l'assenza quasi totale di dialoghi, quella di villaggi in cui rifornirsi e la presenza di tre livelli di difficoltà che riguardano però solo la maggiore o minore accuratezza delle mappe. Alla fine Virtual Hydlide resta un caso senza speranza, un esempio di quel che proprio che non ci voleva per un Saturn all'inizio di una difficile carriera.

[NO1]


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