Sega Saturn
Exhumed
Sega | BMG Interactive | Lobotomy | Brian McNeely | Ezra Dreisbach | Dominick Meissner | Paul Knutzen | Paul Lange | Mark Coates | Jason Wiggin
30 11 2022
So che potrà sembrare poco elegante come inizio, ma non ho paura di affermare che i cloni di Doom ormai mi hanno rotto i coglioni... Come se non bastasse ho la febbre da tre-quattro giorni e di conseguenza sono moderatamente intrattabile. Eppure il vecchio e dimenticato Exhumed, riesumato da un passato remoto (1996, su Saturn), mi ha irritato meno di quanto mi potessi aspettare. Ma andiamo con ordine... Cominciamo col dire che la trama di Exhumed era, come al solito, improbabile e banale. Tutto gira intorno a un faraone risorto con intenzioni decisamente malvagie e al solito eroe mandato allo sbaraglio contro tutto e tutti. Aggiungiamo che la presentazione è gradevole, anche se l'introduzione è noiosa e oltretutto minata, nella nostra copia, da un bug che vi può bloccare fino al 'reset' (certo che il Saturn ai tempi non si faceva mancare niente...).
Per quanto riguarda il gioco vero e proprio abbiamo già detto che si tratta di un clone di Doom, con tutto quello che ne consegue, anche se sarebbe più esatto parlare di clone di Quake, dato che Exhumed si poneva in competizione con il mega successo targato ID Software. Il titolo Lobotomy, però, è ambientato in Egitto tra templi, obelischi, enormi gradinate e canali e presenta uno stile di gioco diverso, più vario e soprattutto più duro da affrontare. In Exhumed, infatti, le armi si rivelano meno letali di quelle presenti in Quake e per di più le scorte di munizioni risultano spesso appena sufficienti. Più complicato, quindi, eliminare i numerosi mostri che intralciano il cammino del protagonista, tra cui aracnidi schifosi, uccellacci inclementi e disgraziatissimi bipedi semi-umani, in grado di mantenere alta la tensione degli scontri a fuoco (caratterizzati, tra l'altro, da un ottimo effetto di luce).
Per quanto riguarda la varietà diventa subito evidente che in Exhumed, a causa della struttura delle ambientazioni, si finisce anche per saltellare, fatto che aggiunge una dimensione inusuale a un genere in cui i salti non erano certo un fatto comune. Bene ideate anche le sezioni ambientate in acqua, con un ottimo sistema di controllo per il nuoto e una bella atmosfera esplorativa, sebbene il protagonista dimostri di non avere buoni polmoni e anneghi piuttosto di frequente. Aggiungiamo diversi bonus camuffati da antichi artefatti (mitiche le ciabatte magiche per saltare più in alto), una discreta quantità di armi, l'ingegnosità di qualche enigma, l'architettura di alcune sezioni, davvero suggestive, e non potrete non convenire con me sul fatto che il gioco non risulti poi così piatto.
Due parole riguardo al 'gameplay' vero e proprio. Si tratta ovviamente di vagare in lungo e in largo per labirinti in stile Antico Egitto e di scoprire artefatti e vie di collegamento nascoste, cercando di non farsi ammazzare dai numerosi avversari ed esplorando anche arene all'aperto, cunicoli, stanze nascoste e tutto il classico repertorio di scale, laghi di lava e trappole. Ma come si poneva Exhumed rispetto a tutti i suoi concorrenti, in un mercato già allora iper affollato? La risposta, alla luce dei venticinque anni ormai trascorsi, è: davvero bene. Sono in effetti rimasto stupito dalla sua atmosfera, dal ritmo imposto all'azione e soprattutto dalle costruzioni architettoniche escogitate per gli scenari in 3D. La sorpresa più grande resta infatti quella relativa alla componente tecnica, dato che tutto mi aspettavo tranne che un motore grafico migliore di quello del quasi contemporaneo Quake. L'engine tridimensionale di Lobotomy scorre in effetti incredibilmente veloce, fluido e dettagliato, fa sfoggio di effetti luce spettacolari ed è perfettamente funzionale al gioco, senza alcuna incertezza. Una vera perla (ancora oggi e figuriamoci allora) che vi permetterà di esplorare le tante ambientazioni in piena libertà, alzando e abbassando lo sguardo, saltando e sparando senza tanti problemi.
Un gioco per molti versi sorprendente, quindi, con controlli razionali, una impostazione tecnica esemplare, una grande giocabilità, quel minimo di originalità che in questo filone non guasta mai e pochi difetti, tra cui una difficoltà a tratti irritante e l'impossibilità di salvare in qualunque momento. Nonostante tutti i suoi punti di forza Exhumed è però rimasto ai margini della memoria collettiva, come qualsiasi altra cosa legata al destino del Saturn. Oggi, messo da parte ogni pregiudizio legato al predominio della prima PlayStation (e per la cronaca esiste anche una conversione per la console Sony, altrettanto valida) non si può non riconoscerne le tante qualità, sempre rimanendo nell'ambito dei 'Doom-clone' (un minimo di rottura di coglioni ve la dovete aspettare).
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